Controllo qualità nella filiera del cioccolato (il caso ICAM)
Parlare di controllo qualità nella filiera del cioccolato significa affrontare il delicatissimo...
Più efficienti e più sostenibili, senza compromessi. Con lo smart agrifood, le aziende del settore hanno l’occasione di compiere un deciso passo avanti verso il futuro migliorando sia le proprie performance produttive che la sostenibilità della propria attività.
Secondo alcuni dati, il mercato dello smart agrifood in Italia vale già 400 milioni di euro con una crescita del 270% all’anno. Non si tratta solo di “sostituire” l’aratro con droni o sensori ma di ripensare e ridisegnare l’intera filiera produttiva dell’agroalimentare. Molte aziende, specie nel settore vitivinicolo, hanno già introdotto innovazioni tecnologiche in ottica 4.0 nei loro processi produttivi, ma questo fenomeno è solo all’inizio...
Adottare un approccio integrato all'intera filiera dell’agrifood è uno dei modi più sicuri per creare nuovi posti di lavoro sostenibili e un valore aggiunto nelle aree rurali del nostro territorio. Perché lo smart agrifood non è solo un insieme di tecnologie bensì un ambiente favorevole per la nascita di nuove idee e opportunità che supportano tutti gli attori della filiera agroalimentare a adattarsi alle nuove sfide e a cogliere le occasioni di business.
La sicurezza alimentare è la prima grande sfida di chi opera in questo settore. Non si tratta solo di offrire prodotti alimentari di qualità ma di monitorare tutto il “viaggio” di materie prime e semilavorati all’interno della filiera per garantire il rispetto di tutti gli standard qualitativi, ambientali ed etici. La cosiddetta tracciabilità e rintracciabilità di filiera.
Una garanzia di sicurezza che permette ai produttori di prevenire crisi più o meno gravi come quelle degli ultimi anni (dalla mucca pazza fino all’olio di palma) e che, in caso di emergenza, permette di rintracciare e ritirare prontamente qualsiasi lotto “sospetto” da tutti i canali di distribuzione.
Crisi e scandali a parte, c’è un tema di contaminazione che non va assolutamente sottovalutato. Senza sistemi di smart agrifood in che modo un’azienda può certificare che quel determinato ingrediente sia stato manipolato nell’ambiente e nelle condizioni corrette alla sua lavorazione? Ormai non basta leggere l’etichetta per rendersi conto degli ingredienti presenti in un determinato alimento, ma le imprese dell’agroalimentare devono poter assicurare i consumatori anche circa i processi di lavorazione e conservazione di ciascuno degli ingredienti utilizzati. Un’operazione già complessa nel caso di produzione interna, figuriamoci quando parte – o tutta – la produzione dell’alimento avviene esternamente.
L’unico modo di poter offrire queste garanzie è quello di orchestrare la produzione attraverso macchinari smart che inviano costantemente dati ad altri macchinari e agli operatori attraverso soluzioni informatiche di gestione della produzione.
Tutto parte, ancora una volta, dai big data. Il punto è che raccogliendo, analizzando e incrociando i dati del suolo, del clima e delle colture si può ottenere una gestione ottimizzata di risorse agricole preziose come:
Questo significa aumentare la qualità e la quantità della produzione riducendo i costi. Basta pensare a quanto le precipitazioni o la presenza di batteri, nei secoli, abbiano rovinato interi raccolti per comprendere quanto il monitoraggio del terreno e di tutti gli elementi che servono alla nascita delle “materie prime” possano rappresentare una svolta epocale nel modo di produrre sotto il profilo della redditività e della sostenibilità grazie ad un uso ponderato delle risorse a disposizione.
Ottimizzare le risorse non riguarda solo la coltivazione ma l’intero processo logistico. Perché una volta coltivati, i prodotti che finiscono nei magazzini delle aziende vanno lavorati. Ecco perché le società devono poter contare su sistemi in grado di gestire correttamente l’approvvigionamento e la rotazione delle merci così da evitare il rischio di esaurire le scorte in stock o accumularne troppe con l’eventualità, piuttosto frequente per chi lavora con merci ad elevata deperibilità come gli alimenti, di lasciar scadere i prodotti.
I dati non servono solo per rilevare le condizioni del suolo o monitorare il processo produttivo all’interno di un impianto, ma anche per offrire al management aziendale gli elementi per prendere le decisioni strategiche e operative migliori al momento giusto. Smart agrifood significa anche dotare le imprese di soluzioni di business intelligence che le aiutano a comprendere tendenze e scenari futuri di mercato.
I produttori possono crescere solo quando hanno le informazioni appropriate per fornire la qualità e il servizio che vogliono i consumatori. È utile puntare su un nuovo prodotto? Quanto costa una nuova linea di produzione per realizzarlo? Che tempi occorrono? Nessuna azienda oggi può permettersi il lusso di attendere che un concorrente lanci una novità di successo per poi “inseguirlo” sperando di avere lo stesso o addirittura più successo.
Ecco allora che, come avevamo sottolineato all’inizio dell’articolo, risulta evidente come lo smart agrifood non sia solo un insieme di tecnologie e innovazioni nell’ambito della coltivazione e lavorazione di prodotti alimentari ma l’approccio a un processo di digital transformation per adattarsi alle nuove sfide e cogliere le occasioni di business.
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