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Tracciabilità di filiera e manutenzione: le leve per competere

Scritto da Redazione | 11/dic/2019

Come è possibile migliorare le performance aziendali attraverso tracciabilità di filiera e manutenzione per le aziende dell’agroalimentare?

La competizione nel mondo della produzione di prodotti alimentari è sempre stata piuttosto elevata, ma negli ultimi anni il livello si è innalzato ulteriormente, ecco perché tracciabilità di filiera e manutenzione diventano due elementi imprescindibili per migliorare la competitività aziendale.

Partiamo da una considerazione di fondo: parlando di tracciabilità di filiera e manutenzione, non trattiamo due argomenti distinti, il primo è legato alla qualità del prodotto e il secondo è connesso all’efficienza interna aziendale.

 

Tracciabilità di filiera e manutenzione oggi

Fino a qualche anno fa, un approccio di questo tipo era all’ordine del giorno, ma oggi le nuove tecnologie ci permettono di analizzare ogni dato in una logica di processo all’insegna dell’integrazione totale. Non è un dettaglio perché questo significa poter valutare l’impatto di ogni fattore e/o evento non solo in un ambito ristretto ma su tutta la supply chain in modo da poterne valutare cause ed effetti in modo più rapido, preciso e soprattutto attendibile.

Siamo di fronte ad un nuovo modello di gestione di tutti i processi di configurazione e definizione del modello produttivo.

Ecco allora che tracciabilità di filiera e manutenzione rientrano in un insieme più ampio di funzionalità essenziali per la pianificazione, gestione e analisi dei processi e delle attività di produzione.

 

Tracciabilità di filiera

Sulla tracciabilità si è detto e scritto tantissimo in questi anni. Sia per la crescente attenzione dei consumatori per ciò che “mettono in tavola” sia perché le cronache hanno svelato al grande pubblico “scandali” come quello legato all’utilizzo dell’olio di palma. Questo ha imposto a tutte le aziende del settore agroalimentare, compresi i colossi multinazionali, di ripensare e migliorare i propri processi di tracciabilità.

Come?

Rivedendo le proprie politiche all’insegna di un approvvigionamento responsabile e garantendo la provenienza delle materie prime da fonti sostenibili. Non siamo di fronte a un trend o a una moda passeggera ma a un elemento fondamentale destinato sempre più a definire la competitività di un’impresa. Nel caso dell’olio di palma questi due aspetti riguardavano la salubrità dei processi di lavorazione e il tema della deforestazione.

La tracciabilità come leva per competere non è solo rappresentata dalla provenienza delle materie prime e dei semilavorati che si utilizzano per realizzare il prodotto finito, ma racchiude tutte le fasi all’interno del ciclo produttivo, le fasi esterne responsabili delle relazioni tra i prodotti ricevuti e distribuiti, e quelle di filiera, caratterizzate dall’unione delle tracciabilità interne ed esterne di tutti gli operatori coinvolti per raggiungere una piena rintracciabilità dei lotti.

Concettualmente, possiamo dire che un’impresa che produce alimenti non può limitarsi a sapere cosa avviene durante i processi di lavorazione che le competono, ma deve essere in grado di dimostrare che ogni passaggio dalla raccolta delle materie prime fino alla tavola dei consumatori sia eseguito secondo determinati standard qualitativi.

Oltretutto, questi standard devono rispettare non solo le certificazioni di qualità dei processi ma anche le norme nazionali e comunitarie in materia di sicurezza alimentare.

A questo proposito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità qualche mese fa (precisamente il 7 giugno 2019, Giornata Mondiale sulla Sicurezza Alimentare) ha diffuso un dato impressionante: ogni anno, quasi una persona su dieci si ammala dopo aver mangiato cibo contaminato da batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche e di queste 420 mila muoiono.

Ora, è evidente che numeri di questo tipo impongano delle riflessioni prima di tutto dal punto di vista etico e morale. Dopo di che, la conseguente (e crescente) attenzione dei consumatori verso la qualità del cibo che consumano non si ferma alla lettura delle etichette e ai valori nutrizionali. Ecco perché la tracciabilità di filiera non è più un plus ma diventa una leva senza la quale le aziende del settore food and beverage non possono più competere.

 

Manutenzione come leva competitiva

Competere, in qualsiasi settore, significa anche ottimizzare la produzione. Macchine, impianti e linee produttive sono asset fondamentali di un'azienda perché sono il mezzo per trasformare materie prime grezze e semilavorati nel prodotto finito.

Nel mondo del food, per anni le imprese hanno visto la manutenzione solo come un costo mentre oggi hanno la straordinaria possibilità di trasformarla in una leva in grado di avere un impatto determinante per risolvere problemi di qualità, minimizzando scarti, non conformità e sprechi. La tecnologia e le soluzioni informatiche in particolare come i MES consentono di gestire la manutenzione al pari di qualunque altro processo critico aziendale (proprio come quello produttivo o gestionale).

Il mondo dell’Industria 4.0, attraverso tecnologie come Internet of Things (IoT) Intelligenza Artificiale (AI) e sistemi di machine learning rivoluzionano la manutenzione trasformandola in un investimento per valorizzare macchine impianti come patrimonio aziendale.

Pensiamo solo ai sistemi di analisi predittiva che consentono una manutenzione preventiva delle macchine alla rilevazione in tempo reale di ogni anomalia fino alla gestione dei ricambi in quella logica di integrazione che inserisce la manutenzione in un sistema pienamente integrato che coinvolge produzione e approvvigionamento.

Tradotto, questo significa ottenere:

  • Performance sempre elevate di macchine e impianti
  • Riduzione dei costi di manutenzione straordinaria
  • Tempi di produzione certi e rispetto delle date di consegna

In una parola: competitività. Ecco perché puntare su tracciabilità di filiera e manutenzione diventa la sfida decisiva per il futuro delle aziende produttrici dell’agroalimentare.