Il Made in Italy è, di fatto, un tema cruciale e un pilastro della nostra economia. E certamente negli ultimi anni ha attraversato le sfide legate alla pandemia e alla crisi Russia-Ucraina. Si tratta di un reale patrimonio da valorizzare, ma quanto si sta facendo in merito? Vediamo intanto qualche numero…
Secondo Confindustria, la produzione industriale italiana ha superato i livelli pre-Covid di +2,1% (gennaio 2023 su dicembre 2019), meglio rispetto ad altri Paesi europei: la Germania mantiene un divario negativo di -1,7%, la Francia di -3,7% e la Spagna ha chiuso il gap (0,0%). Il profilo di crescita - secondo Confindustria - sarà moderato, ma superiore, di poco, alla media pre-crisi grazie ai primi effetti positivi di investimenti e riforme del PNRR. Nel 2022 l’export di beni italiani, infatti, si è avvicinato ai 600 miliardi di euro, superando ampiamente, anche in volume, i livelli pre-Covid del 2019.
Per ISTAT, a gennaio 2023, l’export generale cresce su base annua del 15,3% in termini monetari e del 2,4% in volume. La crescita dell’export in valore è più sostenuta verso i mercati extra Ue (+20,5%) rispetto all’area Ue (+11,3%). Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+53,9%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+19,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+17,6%).
Aumentano del 18% le esportazioni alimentari nel 2023 che fanno segnare un nuovo record dopo il massimo storico di 60,7 miliardi di euro registrato nel 2022 grazie ai prodotti ‘tricolore’ come vino, pasta e ortofrutta fresca: questo quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat a gennaio scorso. Il 2022 ha visto un’ulteriore crescita, registrando un incremento di fatturato del 16,8% e un aumento delle esportazioni agroalimentari del 15,3% sul 2021.
A frenare l’entusiasmo di ogni settore troviamo i parametri relativi ai costi per energia, alle materie prime e ai trasporti che rappresentano le principali difficoltà per le imprese. Oltre a queste sfide che riguardano ogni settore in modo trasversale, troviamo anche un florido mercato della contraffazione che, purtroppo, rappresenta una minaccia in continua evoluzione.
La contraffazione porta con sé rischi significativi per l’innovazione, l’efficienza delle attività commerciali e il benessere dei consumatori, nonché ingenti danni reputazionali per i marchi italiani. Vediamo anche in questo caso qualche numero su cui ragionare…
Secondo un rapporto di OECD, il commercio globale dei prodotti contraffatti, e quindi ‘spacciati’ per Made in Italy, ha raggiunto nel 2019 la cifra di 24,3 miliardi di Euro, pari al 3,6% delle vendite totali del settore manifatturiero italiano (nazionale più esportazioni). I settori maggiormente colpiti su scala mondiale risultano essere quelli dell’abbigliamento, calzature, pelletteria, prodotti elettronici elettrici ed ottici, elettrodomestici, profumeria e cosmetici, abbigliamento e beni per la casa, culturali e per il divertimento, orologi e gioielleria. Secondo il rapporto, nel 2019, il mercato dei prodotti contraffatti in Italia raggiungeva una cifra pari a 8,7 miliardi di Euro, pari al 2,1% delle importazioni del Paese.
Ecco, la tecnologia è un alleato determinante perché offre diversi strumenti per attivare strategie per garantire la riconoscibilità del prodotto, anche grazie alla sua tracciabilità.
Perché è importante? Poiché i consumatori sono sempre più attenti alla qualità e alla riconoscibilità dei prodotti, e di conseguenza anche le aziende di ogni settore sono chiamate a fare la loro parte garantendo proprio la tracciabilità, la riconoscibilità e la qualità del proprio prodotto.
Negli ultimi anni l’Italia ha reagito per contrastare il fenomeno creando un apposito Consiglio Nazionale Anticontraffazione che svolge un’azione di indirizzo delle priorità strategiche della politica nazionale anticontraffazione attraverso la programmazione e la messa a sistema degli interventi di lotta alla contraffazione e all’Italian Sounding per ottenere un valore aggiunto in termini di concretezza operativa delle misure adottate e della loro capillarità territoriale.
In particolare, si tratta di adottare delle tecnologie nei processi di tracciabilità e di lotta alla contraffazione, come per esempio soluzioni logistiche e produttive efficienti che contrastino la replicabilità del prodotto e che permettano di monitorarne l’intero ciclo di vita.
Si possono, quindi, adottare misure come:
Questi sistemi, però, risultano spesso frammentati, funzionando a compartimenti stagni ed è proprio in questa ‘criticità’ che le organizzazioni criminali si attivano sfruttandole a proprio vantaggio.
Per ogni azienda, è importante scegliere la tecnologia (hardware e/o software) che soddisfa le proprie esigenze. Inoltre, ci sono tecnologie come IIOT e blockchain che possono essere utilizzate per creare piattaforme sicure e affidabili. Questi strumenti tecnologici sono utilizzati per identificare i prodotti e tracciare i passaggi nella filiera. Le informazioni sono presenti nelle transazioni e inserite da ogni attore in un registro digitale immutabile. Se vi fosse un tentativo di manomissione, anch’esso rimarrebbe di dominio pubblico.
Infine, emerge in modo forte la necessità di adottare un sistema gestionale che racchiuda le fasi dell’intero ciclo produttivo, documentando tutti i processi di produzioni interni ed esterni.
L'integrazione di queste tecnologie può creare un sistema robusto che non solo protegge il marchio "Made in Italy", ma anche migliora l'efficienza, la qualità e il servizio al cliente. Per esempio, un problema di qualità potrebbe essere rilevato rapidamente attraverso l'IIoT, risolto attraverso l'ERP, e comunicato ai clienti attraverso il CRM, minimizzando eventuali interruzioni e preservando l’azienda da problemi legati alla propria reputazione e riconoscibilità verso il mercato.