Siamo giunti alla fine (per ora) della nostra rubrica dedicata al Made in Italy: oggi parliamo dell'utilizzo della blockchain quale tecnologia di certificazione dei processi aziendali e lungo tutta la filiera, soprattutto per rispondere alle esigenze di tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti, cercando di evitare la contraffazione e migliorare costantemente il proprio business e il lavoro di ogni dipartimento aziendale.
Possiamo dire che la blockchain si presenta come un ‘servizio di fiducia’, nato dapprima in ambito il trend vede un passaggio dal mondo b2b al consumer.
Il consumatore è sempre più attento al tracciamento del prodotto che acquista, ancor più in ambito alimentare o nella moda, ed è disposto anche a pagare un costo aggiuntivo per avere una certificazione relativa al percorso di produzione. Di contro, ci sono anche aziende che non intendono dichiarare i dati di produzione (pensiamo a delle situazioni dove il mercato del lavoro è poco trasparente…). Fiducia è la parola chiave per quelle aziende che hanno le carte in regola in termini di produzione e sostenibilità. Con la blockchain è possibile rendere visibili solo dati sicuri e interessanti a seconda dell’utente che li consulta (il contratto tra un fornitore e un produttore, per esempio, non è un dato di interesse per tutti gli utenti…).
Proprio per questo la blockchain, in questi ultimi anni, è diventata un tema forte in ambito industriale per i vantaggi che porta con sé, sia per l’azienda sia per tutti gli stakeholder della filiera. Da un lato, infatti, abbiamo il digital manufacturing che è ricollegabile a sistemi MES e sistemi di gestione avanzata di dati provenienti dalle macchine che devono essere elaborati, analizzati e rendicontati; dall’altro una realtà come la blockchain che, scrivendo una grande quantità di dati, traccia e certifica il prodotto in ogni suo passaggio (dalla materia prima al consumatore).
Definiamo quindi la blockchain: si tratta di un registro (ledger) criptato e distribuito su più computer contemporaneamente con dati aggiornabili. Come recita il nome stesso, significa, sostanzialmente, che i dati delle transazioni vengono inseriti in modo criptato in blocchi; questi blocchi sono referenziati l’uno con l’altro attraverso degli indirizzi che sono a loro volta criptati; quindi è possibile solo aggiungere un blocco alla fine della catena e non è possibile andare a modificare dei blocchi intermedi all’interno del sistema. Per modificare un dato, per esempio, non è possibile modificare un blocco precedente, ma si deve creare un nuovo blocco di scrittura che scrive la cancellazione del dato precedente. Ogni volta che viene creato un blocco vi è un processo di validazione da parte della rete e che può essere più o meno complesso a seconda del tipo di blockchain; una volta che il blocco è stato validato viene replicato su tutti i sistemi blockchain presenti sui vari nodi.
Questo significa che, all’interno del registro, i pilastri sono: l’inviolabilità, la tracciabilità, la decentralizzazione e la fiducia; oltre al fatto che si può sempre rintracciare chi ha inserito le varie operazioni/blocchi in una certa data/ora (anche a fini giuridici). Possiamo individuare due tipi principali di blockchain: pubblica e privata. Da uno studio dell’Osservatorio sulla blockchain del Politecnico di Milano risulta che il 79% dei progetti blockchain sono in ambito privato… mentre la blockchain pubblica, avendo un meccanismo di accesso globale, necessita di un circuito di convalida piuttosto complesso, quindi con tempi e costi più alti. Nella blockchain sono presenti anche degli smart contract: si tratta di programmi la cui esecuzione vincola le parti a una serie di azioni, quindi anche l’aspetto giuridico è interessante.
La blockchain porta con sé, di conseguenza, anche una riduzione dei costi di controllo e dei contenziosi nonché un sensibile miglioramento della brand reputation. In ambito industriale, vediamo applicazioni di track and trace di prodotto (dal fornitore, al produttore, al distributore, al consumatore finale); protezione della proprietà intellettuale (brevetti di moda…); quality check; MaaS (machine as a services: ovvero dare impianti in services e non in vendita, quindi è fondamentale che i dati delle macchine siano gestiti su un supporto inalterabile); manutenzione (anche oil&gas, ispezioni…).
I vantaggi non finiscono qui. La blockchain può essere utilizzata anche all’interno di una stessa azienda, per esempio per i sistemi documentali con controllo del flusso e delle approvazioni, per l’archivio delle informazioni di sicurezza (accessi, allarmi, log) o per l’archivio ad alta garanzia delle informazioni principali degli applicativi esistenti. Questo porta con sé un’eccellente garanzia dei dati, un migliore controllo dell’accesso alle informazioni riservate.
In ogni settore, oggi più che mai, è necessario creare un vero e proprio passaporto digitale del prodotto. Questo consente di realizzare un bene con un processo trasparente, creando un’identità digitale e identificando in maniera inequivocabile la proprietà del prodotto stesso. Di fatto il passaporto digitale rende unico il tuo prodotto sul mercato.
Nei processi produttivi, grazie alla blockchain, è possibile mettere in condivisione una grande quantità di dati, certificare in modo inalterabile e sicuro i passaggi lungo la filiera e conferire, quindi, qualità, autenticità e unicità al proprio prodotto. Si tratta di collegare il mondo digitale al mondo fisico, con tutte le garanzie che questo processo conferisce.
Pensiamo al settore farmaceutico: la blockchain può essere impiegata in modo molto proficuo nell’area di ricerca e sviluppo e nell’area relativa ai brevetti. Un esempio può essere quello della cooperazione tra Pfizer e Biontech che hanno realizzato un vaccino in tempi record per combattere il Covid-19 che aveva una proprietà intellettuale e una royalty, nonché ha visto delle fasi di clinica trials prima di entrare nel mercato… Con la blockchain ogni fase viene tracciata e certificata in modo univoco, senza possibilità di modificare i dati scritti nei blocchi.
Ma pensiamo anche al manufacturing e alla distribuzione che, grazie al tracciamento di ogni prodotto, combattono la anticontraffazione e offrono garanzie rispetto all’ambito finanziario, alla compliance e alla logistica, ma soprattutto sono una garanzia di qualità per gli utenti finali.
In ambito food vediamo un altro esempio significativo: la recall di alimenti avariati o non conformi è un elemento importante nel settore, nell’ottica di prevenzione da una serie di criticità (anche legali). L'azienda può effettuare dei test sulle linee di prodotti inserendo tutta la filiera di produzione in blockchain, e ottiene un buon risultato con operazioni di recall di pochi secondi per ritirare prodotti compromessi rispetto a una settimana di lavoro a causa di operazioni di controllo qualità obsolete.
La tecnologia blockchain è pronta a rivoluzionare il mondo produttivo? Pensiamo proprio di sì! La blockchain è applicabile sia in ambito artigianale sia in ambito industriale, e diventerà presto l'asset strategico per ogni settore che ha l’obiettivo di creare una filiera davvero trasparente, sicura per prodotti autentici, unici e di qualità.